Bettiza     



Enzo















BIOGRAFIA :



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Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, editorialista della Stampa, storico, saggista, e memorialista, è morto a novant’anni di età, il 28 luglio 2017.
Nato in Dalmazia (allora Jugoslavia), a Spalato il 7 giugno 1927, fra le due guerre, Bettiza è cresciuto nel crocevia di quattro civiltà, parlando tre lingue, croato, italiano e tedesco.
In seguito alla vittoria dei partigiani rossi di Tito fu costretto a trasferirsi in Italia insieme alla famiglia di estrazione alto-borghese, dove attraversò diverse esperienze di vita come esule, che lo videro, sopravvissuto, pittore mancato, contrabbandiere, e venditore di libri.
Bettiza era stato comunista da giovane, per un breve periodo, ma divenne poi uno dei critici più spietati dell’Urss, consapevole di come la rinuncia alla stessa dignità umana fosse, nel regime comunista, un prezzo troppo alto da pagare.
Poi arrivarono i romanzi, il giornalismo e la politica.
Bettiza è stato corrispondente prima da Vienna e poi da Mosca della "Stampa" dal 1957 alla fine del 1964.
Per dieci anni lavorò come inviato e fondista del "Corriere della Sera".
Il tema più ricorrente tanto nei saggi quanto nei romanzi di Bettiza è sempre stato quello del comunismo, nel quale egli vedeva una minaccia alla libertà da non sottovalutare.
Perciò, quando il «Corriere della Sera», sotto la guida di Piero Ottone, mostrò una maggiore indulgenza nei riguardi del Pci, Bettiza nel 1974 non esitò a lasciarlo per seguire Indro Montanelli al «Giornale nuovo», di cui divenne condirettore vicario fino al 1983.
Sulle vicende del suo ex giornale avrebbe poi espresso giudizi abrasivi nel libro di ricordi "Via Solferino" (Rizzoli, 1982).
Nel 1976 venne eletto senatore nelle liste del Partito Liberale, convinto sostenitore dell’alleanza con i socialisti di Craxi, di cui apprezzava la presa di distanza dal PCI.
Per questo motivo si aprì un contrasto con Montanelli che lo indusse a lasciare “il Giornale” nel 1983 per diventare editorialista della “Stampa” di Torino.
Fu poi eletto al Parlamento europeo nel 1989 nelle file del PSI, grazie a Bettino Craxi, di cui aveva conquistato la fiducia.
Bettiza dedicò gran parte della sua attività narrativa e saggistica alla riflessione sul destino dell'Europa moderna e divenne uno degli analisti più acuti e spietati dell’ideologia e dei regimi di marca sovietica e comunista.
Nel libro “Il mistero di Lenin” tracciò, a partire appunto dalla figura umanamente enigmatica del fondatore dello Stato sovietico, una vera e propria antropologia dell’homo bolscevicus.
Con ostentato disprezzo definì il despota sovietico come «un ominide meccanico, duro, opaco, capace di esistere unicamente e interamente nel presente socialista, privo di memoria, di dubbi, di rimorsi».
Più tardi mostrò un profondo e motivato scetticismo verso i tentativi riformatori, peraltro fallimentari, compiuti in Urss da Mikhail Gorbaciov.
Fine intellettuale, predisse che dopo la rottura di Mosca con la Cina, tale frattura avrebbe permesso agli Stati Uniti di vincere la “guerra fredda”.
Montanelli annotò nei suoi “Diari” che Bettiza era sicuro della sconfitta del comunismo, e questo ci dà la misura della sua levatura non solo giornalistica.

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BIBLIOGRAFIA :