|
|
|
|
|
Roberto Spazzali (Trieste, 1956) è un insegnante di Storia all’Università di Trieste, e uno studioso della Storia del Novecento e dei fenomeni politci e sociali della Venezia Giulia. E’ Direttore dell’Istituo Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del friuli Venezia Giulia (IRSML_FVG), oltre che membro di commissioni scientifico-culturali del Comune di Trieste. Secondo alcuni cosiddetti storici, come ad esempio Raoul Pupo, Eric Gobetti, Joze Pirjevec e lo stesso Roberto Spazzali, le questioni storiche che riguardano le foibe devono essere comprese entro termini generali definiti, al di là dei quali si sconfina in distorsioni e in strumentalizzazioni della storia stessa. Il fatto è che, la definizione dei parametri entro i quali si rientra nell’osmosi della condiscendenza e nell’approvazione degli storiografi riconosciuti come tali dal pensiero unico dominante, deriva dalla simbiosi con cui si interfacciano le oscenità del riduzionismo e del negazionismo degli stessi personaggi che ne fanno parte. A queste condizioni appare chiaro che non ci può essere una visione obbiettiva e rispondente alla verità da parte di coloro che tentano di imporre il principio secondo cui il “Giorno del ricordo” è stato ideato con finalità nazionaliste e revisioniste, in quanto sfuggenti ai parametri cari ai fautori della vulgata resistenziale di fede comunista. La mistificazione storica, operata da autori come quelli sopracitati, diventa un grottesco tentativo di arginare la verità, nel totale disprezzo delle vittime, considerate fasciste e quindi legittima carne da macello. Oggi i diversi attori dell’interpretazione soggettiva della Storia, si scambiano accuse di “negazionismo delle foibe” senza accorgersi che, per un motivo o per l’altro, sono tutti corresponsabili della mistificazione, come comprovato di loro stessi scritti. Anche di fronte alle tesi che trovano nei vari autori una sorta di convergenza, appaiono evidenti però le cose non dette, le omissioni, le verità a senso unico ed avulse dal contesto, in modo che il risultato storico ne sia contaminato e stravolto. Se Cernigoi e Spazzali si tovano d’accordo, ad esempio sul fatto che il regime fascista abbia commesso dei crimini sui territori dell’Italia orientale, possiamo constatare che entrambi tacciono ostinatamente sul fatto che le orde comuniste slave abbiano iniziato un percorso criminale fatto di attentati e di omicidi fin dal 1920, anno in cui il Trattao di Rapallo consegnò all’Italia, legittimamente, i territori istriani. E nemmeno accennano al fatto che in precedeneza non esisteva alcuno Stato Jugoslavo, mai esistito prima, poichèquei territori appartenevano all’Impero austro-ungarico. Le rivendicazioni comuniste delle zone giuliano dalmate, tanto care ai cosiddetti storici del pesnsiero unico, sono quindi strumentali e frutto della protervia tipica degli eredi di Togliatti. Spazzali ha ribadito il concetto secondo cui il termine infoibato deve essere applicato esclusivamente a coloro che furono gettati negli inghiottitoi carsici, nonostante il fatto che gli infoibamenti appartengano ad un tragico quadro generale nel quale sono compresi gli annegamenti di massa e le stragi seguite dal tentativo di occultare i corpi entro migliaia di fosse comuni. Secondo Spazzali il numero degli infoibati non supererebbe le mille unità, esattamente il doppio di quanto stabilito invece da Claudia Cernigoi, a testimonianza del fatto che il becero riduzionismo del “pensiero unico” unisce i due cosiddetti storici in un medesimo intento mistificatore. |
|
|
Foibe: un dibattito ancora aperto. Pola. Città perduta. L'agonia, l'esodo (1945-47) Ha scritto insieme a: Guido Rumici e Marco Cuzzi: Istria Quarnero Dalmazia. Storia di una regione contesa dal 1976 alla fine del XX secolo. E' stato curatore insieme a: Marina Cattaruzza e Orietta Moscarda Oblak del libro : Le foibe giuliane, scritto da Elio Apih. Ha scritto insieme a: Raoul Pupo: Foibe |