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Giampaolo Pansa (Casale Monferrato (Alessandria), 1° ottobre 1935 - Roma 12 gennaio 2020) è stato un giornalista, saggista e scrittore italiano. Ha collaborato con quotidiani come : La Stampa, sotto la direzione di Giulio De Benedetti (1961-1964) Il Giorno, sotto la direzione di Italo Pietra (1964-1968) La Stampa, come inviato da Milano, sotto la direzione di Alberto Ronchey (1969-1972) Il Messaggero, come Redattore Capo, sotto la direzione di Alessandro Perrone (1972-1973) Corriere della Sera, come inviato speciale, sotto la direzione di Piero Ottone (1973-1977). In questo periodo Pansa scrisse insieme a Gaetano Scardocchia l’inchiesta che contribuì a svelare lo “scandalo Lockheed. La Repubblica, come inviato speciale, sotto la direzione di Eugenio Scalfari (1977-1991). Nel 1991 divenne vice-direttore, poi riprese a scrivere come editorialista. Ha collaborato con settimanali come : Epoca, sotto la direzione di Sandro Mayer (1983-1984), in cui crea la rubrica “Quaderno italiano” L'Espresso, sotto la direzione di Giovanni Valentini (1984-1987), in cui crea la rubrica “Chi sale e chi scende) Panorama, sotto la direzione di Claudio Rinaldi (1987-1990) in cui crea la rubrica “Bestiario) L’Espresso, sotto la direzione di Guido Anselmi, poi di Daniela Hamaui, (1991-2008), dove proseguì con la rubrica “Bestiario” Ha scritto poi sui seguenti giornali : Il Riformista, sotto la direzione di Antonio Polito (2008-2010). Libero, sotto la direzione di Maurizio Belpietro (2009-2016), dove portò la sua rubrica “Bestiario”. La Verità, sotto la direzione di Belpietro (2016). La sua attività si è sempre focalizzata sull’argomento della Resistenza italiana, su cui scrisse già la tesi di laurea, che fu pubblicata da Laterza nel 1967, con il titolo di “Guerra partigiana tra Genova e il Po". Nelle sue narrazioni si occupa delle infinite violenze compiute dai partigiani, anche a guerra finita. La sua figura di intellettuale di sinistra lo pone al di sopra di qualunque sospetto, poiché rivela una parte di Storia precedentemente tenuta sotto silenzio proprio dai seguaci di Togiatti Il suo minuzioso lavoro, costruito su approfondimenti storici e corredato da testimonianze ci permette di riscrivere quella parte di storia che le sinistre avevano voluto nascondere scientemente, allo scopo di negare i crimini commessi e le atrocità di cui i partigiani comunisti si erano macchiati. Gli intellettuali che ancora oggi lo attaccano, appartenenti alla sfera di influenza della sinistra, come ad esempio Giorgio Bocca, rivelano la loro malafede e confermano con il loro atteggiamento di non aver mai voluto ricercare la verità, ma solo una palese compiacenza con gli interessi di partito. Giampaolo Pansa è e rimane, a tutti gli effetti, colui che ha trovato il coraggio di svelare la storia nascosta della Resistenza per quello che fu effettivamente, e di raccontare i crimini commessi dai partigiani comunisti anche a guerra finita. In una intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera Pansa afferma : “… La storia della Resistenza così come la conosciamo è quasi del tutto falsa e va riscritta da cima a fondo. Gli storici professionali ci hanno mentito …”. Partendo da questo presupposto, Pansa ci racconta : “… la Resistenza italiana era dominata dalla presenza di un unico partito organizzato, il PCI di Palmiro Togliatti, Luigi Longo e Pietro Secchia. Che aveva un traguardo preciso : conquistare il potere e fare dell’Italia un Paese satellite dell’URSS …” “… Istria, Dalmazia, Fiume, Pola, Zara, l'esodo dei 300.000 che non volevano vivere sotto Tito, il loro arrivo in Italia tra gli insulti e gli sputi degli attivisti organizzati dal PCI ... Di queste tragedie è inutile parlare ai Gendarmi della Memoria. Loro danno il via libera soltanto ai ricordi che gli fanno comodo. Invece, la memoria che li mette in difficoltà preferiscono tenerla sotto chiave nella guardina del silenzio, zittirla, fingere che non esista …” “… In molte bande partigiane rosse emerse il proposito di sopprimere esponenti dei partiti del fronte resistenziale. Per un motivo che si presta a pochi dubbi: chi non era comunista, ma era attivo in partiti come la DC, per esempio, poteva diventare un nuovo avversario. E questo nuovo nemico si sarebbe di certo opposto alla strategia rivoluzionaria del PCI e al suo disegno di conquistare il potere nell'Italia appena liberata. Si trattava, dunque, di delitti politici mirati. Diretti a terrorizzare gli avversari interni all'alleanza antifascista e ad annientarne la capacità di resistere ai progetti dei comunisti …” |
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